venerdì, Dicembre 6, 2024
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Arrestato funzionario Regione Campania e altri 15 per traffico di rifiuti

Arrestato funzionario Regione Campania (ai domiciliari) e altri 15 per traffico di rifiuti. Dalle prime ore di questa mattina, nelle province di Napoli, Salerno, Potenza, Catanzaro, il personale della Direzione Investigativa Antimafia e del Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli, è in corso l’esecuzione a provvedimenti cautelari personali e reali, nell’ambito di una indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza, su un traffico internazionale di rifiuti speciali tra l’Italia e la Tunisia.
L’operazione vede attualmente impegnati circa 80 unità tra Carabinieri del Reparto speciale dell’Arma e personale della Direzione Investigativa Antimafia. C’è anche un funzionario della Regione Campania tra i 16 arrestati nell’inchiesta congiunta di Dia e Noe. Si basa sul traffico illecito di rifiuti tra Campania e Tunisia.

Le indagini sono partite da Polla, in provincia di Salerno, per poi coinvolgere i vertici della Regione Campania. Oltre ai funzionari coinvolti, diversi imprenditori del settore rifiuti posti in stato di fermo. Sequestrati beni di almeno tre aziende attive nello stoccaggio di rifiuti. L’indagine ha preso avvio nel 2020. Diversi carichi di rifiuti speciali, principalmente plastiche, spediti dal porto di Salerno verso la Tunisia.

Attualmente, 16 misure cautelari emesse e tre aziende poste sotto sequestro. Le operazioni di polizia coinvolgono personale della Direzione Investigativa Antimafia e del Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Potenza.

L’operazione contro il traffico illecito di rifiuti tra Italia e Tunisia avvenuta nelle province di Napoli, Salerno, Potenza e Catanzaro. Con la partecipazione di circa 80 unità tra Carabinieri del Reparto speciale e personale della Direzione Investigativa Antimafia. Per ora arrestato funzionario Regione Campania e altri 15 per traffico di rifiuti, ma i dettagli dell’inchiesta a breve emergeranno.

L’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Potenza che ha portato alla scoperta di un illecito traffico di rifiuti tra l’Italia e la Tunisia che, nel 2020, ha portato nel Paese del Nord Africa 7.891 tonnellate di rifiuti stipati in 70 container. A carico del funzionario (un altro è indagato) le indagini hanno accertato “omissioni e condotte ritenute, a livello di gravità indiziaria, un consapevole contributo all’illecito traffico di rifiuti”. Nell’inchiesta sono coinvolti anche intermediari, imprenditori, titolari di aziende di trattamento-recupero, società di intermediazione e funzionari pubblici. In sostanza, il traffico di rifiuti aveva come esito finale l’incendio dei rifiuti o il loro abbandono o interramento in Africa. Tutto basato su un contratto firmato il 30 settembre 2019, a Polla (Salerno), tra una società campana e una tunisina per il trasporto in Africa di 120 mila tonnellate di rifiuti.
    Nell’intesa erano coinvolte anche due ditte di intermediazione, una con sede a Soverato (Catanzaro), l’altra in Tunisia. E’ cominciato così il trasferimento, via nave attraverso il porto di Salerno. Ma un reportage di un’emittente televisiva tunisina sull’importazione dei rifiuti aveva portato prima a un’inchiesta con alcuni arresti, poi al blocco dei rifiuti stessi.
In Italia, le indagini dei Carabinieri hanno scoperto “un complesso sistema attraverso cui è stato organizzato un ingente traffico illecito di rifiuti reso possibile, tra l’altro, dalla concessione di due autorizzazioni”. Rilasciate da un ufficio di Salerno della Regione Campania (in relazione ai quali sono indagati i due funzionari regionali). L’impianto tunisino che ricevette le quasi ottomila tonnellate di rifiuti fu interessato da un incendio che ne distrusse “buona parte”. In base a un accordo di cooperazione fra Tunisia e Regione Campania i container pieni di rifiuti sono stati ritrasferiti in Italia. I consulenti che li hanno esaminati hanno accertato “la non corrispondenza della qualità dei rifiuti in sequestro al codice di riferimento dichiarato dall’esportatore”.

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