Carmine Marotta dal trapianto allo staff del Savoia. Ci sono volte in cui un calcio lo vorresti dare alla vita e non al pallone. Volte in cui potresti arrenderti, fermarti, in cui ti crolla il mondo addosso. E’ accaduto a Carmine Marotta, attuale allenatore in seconda del Savoia, quando a 23 anni è stato costretto a un trapianto di cellule per un’aplasia midollare ossea acuta. A salvarlo la compatibilità e l’amore della sorella Amalia. Ma dopo le grandi speranze e le grandi promesse, con la Primavera dell’Acireale in Serie B, il calcio giocato non è stato più la prima opzione nella vita. Ma lontano da quel pallone proprio non ci riusciva a stare Carmine Marotta. Allora ha giocato tra i dilettanti e poi si è trasformato in collaboratore tecnico, protagonista della scalata del CTL Campania.
Oggi Carmine Marotta si racconta ai microfoni di BNItalia. L’attuale secondo di Sasà Campilongo parla delle esperienze che lo hanno formato e di come sta lavorando con l’allenatore della svolta oplontina. Nei ricordi, il tecnico lascia spazio anche a una delle sue avventure più importanti: quella con il CTL Campania, definito dallo stesso Carmine Marotta un “miracolo sportivo”.
Carmine Marotta le ha vissuto diverse esperienze nel calcio campano, se dovesse fare un bilancio di questo momento del Savoia cosa direbbe?
E’ un’esperienza importante per me. Sono vicino ad un allenatore di grosso spessore che ha avuto grandi esperienze sia da calciatore che da allenatore. Con Sasà Campilongo ci sono tantissime cose da imparare. Qui al Savoia ho trovato una squadra e una società attrezzata per quello che è il campionato che stiamo disputando. I ragazzi sono molto disponibili, la società segue la squadra e ci mette in condizione di fare bene il nostro lavoro.
Com’è lavorare con l’allenatore Salvatore Campilongo?
Per me è un motivo di vanto e di grande soddisfazione stare al suo fianco. E’ un tecnico preparatissimo che mi sta trasmettendo tantissime nozioni che faranno parte del mio bagaglio di esperienza. Da lui c’è solo da imparare
A lei è sempre piaciuto restare dietro le quinte e lavorare da allenatore in seconda, perché questa scelta?
Mi appassiona il fatto di confrontarmi con allenatori di grosso calibro. Se un giorno dovesse arrivare l’opportunità di guidare una squadra a questi livelli, cercherò di sfruttarla al massimo.
Qual è stata la più bella esperienza della sua carriera?
Da giovane i trascorsi con la Primavera dell’Acireale in Serie B. Ho avuto delle vicissitudini nella vita che non auguro a nessuno. Io ho subito un trapianto di midollo osseo che mi portò a lasciare il calcio giocato a soli 23 anni.
Con quale allenatore si è trovato meglio a lavorare?
Con diversi tecnici. Tra quelli che conoscete al Savoia, posso citare l’esperienza alla Casertana con mister Carmine Parlato. Anche lui è un allenatore molto preparato come Campilongo. Sono due esperienze straordinarie sia per il mio passato che per il mio futuro calcistico.
Il miracolo CTL Campania resterà negli annali del calcio campano
Al CTL Campania ci sono stati 5 anni in un’ambiente che nel calcio non esiste. Abbiamo costruito una famiglia con il presidente De Micco che è stato uno degli artefici di un progetto molto ambizioso. Il CTL Campania ha scalato le categorie dalla Prima Categoria alla Serie D in 5 anni, qualcosa di irripetibile.