mercoledì, Ottobre 9, 2024
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Carta del Potenziale Archeologico del territorio comunale di Pompei

Presentato il volume sulla Carta del Potenziale Archeologico del territorio comunale di Pompei

Nascita di un progetto di lavoro

Correvano i primi mesi dell’anno 2020, il tragico anno dell’inizio dell’incubo pandemico del Covid-19. Due archeologi, Domenico Camardo e Mario Notomista, si accingevano alla conclusione di un progetto voluto dall’Amministrazione di Pompei nell’ambito dell’elaborazione del Piano Urbanistico Comunale: la redazione della Carta del Potenziale Archeologico del territorio comunale della città mariana.

Proprio la forzata inattività sul campo dei due archeologi della Sosandra srl, aveva costituito la definitiva molla per mettere mano ad una complessiva opera di rilevamento sistematico dei numerosi rinvenimenti archeologici diffusi sul territorio pompeiano al di fuori della cinta muraria del parco archeologico più famoso al mondo.

La conclusione del progetto

Il lavoro di Camardo e Notomista si sostanziò, infine, in una serie di allegati che comprendeva, in particolare, una Relazione archeologica ed una preziosissima Schedatura dei Rinvenimenti archeologici, a cui si aggiungeva una Schedatura dei vincoli archeologici. 

La documentazione consegnata nel luglio del 2020 all’amministrazione comunale pompeiana retta, in quei giorni, dal commissario prefettizio Santi Giuffré.

La presentazione del libro a Pompei

Quella documentazione ha costituito parte fondamentale del volume “Carta del Potenziale Archeologico del territorio comunale di Pompei”. Pubblicato pochi mesi fa dal Centro di Cultura e Storia Amalfitana e presentato nel tardo pomeriggio di giovedì 14 marzo presso l’Auditorium del Parco Archeologico di Pompei. Nell’ambito delle attività dell’Associazione Internazionale Amici di Pompei ETS.

Il volume segue quello pubblicato nel 2016 sulla Carta del Potenziale Archeologico e del Patrimonio edilizio storico del comune di Gragnano. Fa parte di una speciale collana intitolata “Conoscere, Tutelare, Valorizzare”. E’ stato al centro, come si diceva, di una vivace e stimolante presentazione tenuta da Domenico Esposito, archeologo e ricercatore presso la Freie Universität di Berlino, preceduta da interventi istituzionali di Gabriel Zuchtriegel (Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei), Teresa Elena Cinquantaquattro (Dirigente del Segretariato Regionale del MiC per la Campania), Mariano Nuzzo (Soprintendente della SABAP per l’Area Metropolitana di Napoli) e Giuseppe Gargano (Centro di Cultura e Storia Amalfitana). Moderati da Grete Stefani in rappresentanza dell’Associazione internazionale Amici di Pompei, di cui è consigliere scientifico.

Il libro

Il prezioso lavoro di Camardo e Notomista rappresenta una catalogazione completa, come si diceva, dei rinvenimenti archeologici venuti alla luce all’interno del territorio comunale pompeiano. E costituisce, se vogliamo, quasi la chiusura di un cerchio di anni di ricerche e studi avviati, in maniera quasi “artigianale”, dalla comunque fondamentale pubblicazione del 1979 di Angelandrea Casale e Angelo Bianco dal titolo “Primo contributo alla topografia del suburbio pompeiano”.

Il volume si compone di due macro sezioni. La prima è dedicata specificatamente all’aspetto archeologico – con un contributo geoarcheologico di Aldo Cinque –. Partendo dall’età preistorica, traccia la storia di Pompei fino ad oltre la tragica eruzione vesuviana del 79, quando lentamente ripresero vita forme di sporadica rioccupazione delle aree sepolte dai materiali vulcanici, sebbene non si presentassero più come centri abitati organizzati.

La seconda parte del volume, invece, è costituita da una puntuale schedatura dei 93 rinvenimenti archeologici ricadenti nel perimetro territoriale del comune di Pompei. E che abbracciano uno spazio temporale che principia dalla Preistoria fino all’epoca Tardo-Antica.

Ogni scheda, corredata da illustrazioni relative alla localizzazione, alla documentazione grafica e, ove possibile, a quella fotografica si compone di informazioni relative alla località, alla tipologia e data del rinvenimento, agli estremi di vincolo. Nonché alla descrizione del complesso o dato archeologico ed alla bibliografia che eventualmente lo riguarda.

A completare l’opera sono allegate al volume quattro mappe: una pianta complessiva che raccoglie in modo diacronico i rinvenimenti

presenti nel territorio comunale e le aree vincolate. In un’altra pianta

di fase sono stati posizionati i rinvenimenti dall’epoca preistorica all’età arcaica. I numerosi rinvenimenti d’età romana, fino all’eruzione del 79 d.C., sono confluiti in un’unica planimetria. Un’ultima pianta di fase ha evidenziato i rinvenimenti che testimoniano il ritorno sul territorio dopo l’eruzione e fino al V sec. d.C.

Un’opera scientifica come strumento di tutela archeologica preventiva

Insomma, il libro di Domenico Camardo e Mario Notomista costituisce finalmente un valido strumento di base per indirizzare un corretto sviluppo urbano di un’area che, in passato, è stata già fortemente assalita da attività edilizie spesso poco rispettose del passato di un territorio ancora gravido di tante informazioni archeologiche. 

Un territorio che, come ha concluso nel suo intervento Domenico Esposito, rappresenta una sorta di “pavimento” da calpestare con cura. Perché lì sotto c’è ancora tanto di noi stessi che ci appartiene e che diviene doveroso tutelare come irrinunciabile compito civico.

GIUSEPPE DI LEVA

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