Chi era Alfonso Fontana, vittima dell’agguato a Torre Annunziata . Alfonso Fontana forse aveva capito che volevano ucciderlo. Ha provato a scappare sul corso di Torre Annunziata secondo una prima ricostruzione della dinamica dell’agguato. In pochi secondi, però, si è consumato l’omicidio di camorra nella città oplontina. Oltre 10 colpi di pistola che hanno posto fine alla vita del giovane affiliato del clan Fasano di Castellammare di Stabia. Una cellula camorristica rivale dei D’Alessandro. E proprio la guerra tra clan stabiesi potrebbe essere alla base dell’omicidio. Perché a Torre Annunziata, però? Era programmato oppure è stata l’occasione a cui i killer non hanno potuto rinunciare? Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le ultime ore di vita di Alfonso Fontana.
A indagare sul fatto di sangue che ieri ha sconvolto la comunità oplontina sono i Carabinieri del Nucleo operativo di Torre Annunziata. L’omicidio consumato a pochi passi dal Tribunale, dinanzi alla pasticceria la Principessa su Corso Umberto I, ha lasciato tanti interrogativi. Una cosa è certa: si tratta di un classico omicidio di camorra, che rientra nella guerra tra clan.
Gli inquirenti, già nella serata di ieri, hanno acquisito tutte le immagini di alcune videocamere di sorveglianza dei negozi vicini al luogo dell’omicidio. Sono alla ricerca di dettagli. Hanno cercato di capire se Alfonso Fontana avesse detto o meno alla moglie o a qualcun altro di avere un appuntamento. Non è escluso, infatti, che l’abbiano attirato in trappola, in una città non sua.
Alfonso Fontana ebbe una condanna a 4 anni e 8 mesi per la partecipazione a una spedizione punitiva in cui gambizzarono Cavallaro. Fontana, insieme ad altri suoi familiari, partecipò alla vendetta in un bar sul lungomare di Castellammare dopo una rissa. Il giovane Cavallaro, dopo una lite, fu avvicinato da un gruppo dei Fasano che prima gli puntò la pistola al volto e poi gli sparò nella gamba.
Il clan Fasano, che prende il nome dallo zio della vittima Antonio Fasano, anche lui ucciso, detto ‘O Fasano, era in guerra con i D’Alessandro che sono operativi a Scanzano. La spaccatura tra le due organizzazioni ci fu a causa del suo pentimento. Avrebbe dovuto testimoniare, ma nel 2017 fu assassinato, con una modalità simile a quella del nipote, all’esterno di una pizzeria di Agerola. A far luce su quell’omicidio fu il pentito Salvatore Belviso, killer del consigliere comunale Gino Tommasino. Sul quel cadavere il marchio del clan D’Alessandro, che aveva commissionato l’omicidio proprio a Belviso, nonostante Antonio Fasano fosse lo zio della moglie. Non fu lui, però, l’esecutore. E quando uccisero Antonio Fasano, che tra i vari business illegali aveva anche quello dei parcheggi abusivi, Belviso era già pentito. Ecco chi era Alfonso Fontana, vittima dell’agguato a Torre Annunziata.