I bronzi di San Casciano al MANN di Giuseppe Di Leva. La stampa ha avuto la possibilità di osservare da vicino gli ormai celebri “Bronzi di San Casciano”. Nella sezione metalli del Laboratorio di Restauro del MANN – adagiati su un lenzuolo bianco, come su un letto operatorio – presentati alcuni dei reperti più iconici tra quelli rinvenuti nello scavo del santuario etrusco-romano relativo alla vasca sacra della sorgente termo-minerale del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, provincia di Siena.
Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, che attualmente ricopre anche l’incarico di Direttore Delegato del MANN – in attesa del bando che dovrà stabilire chi sarà il Direttore del museo napoletano passato, come è noto, in fascia uno – ha tenuto una breve conferenza stampa di presentazione dei lavori di restauro in corso sui bronzi, coadiuvato dal professor Jacopo Tabolli (etruscologo dell’Università per stranieri di Siena) e dalla dottoressa Vilma Basilissi.
Un incontro per giornalisti che hanno ammirato da vicino i reperti prima di ultimare le indagini diagnostiche, per poi esporli nella mostra prevista – la data è ancora provvisoria – a partire dal 15 febbraio, e che durerà fino a tutto il mese di giugno di quest’anno.
Il restauro al MANN
Il lavoro di restauro e di analisi sui pezzi reso opportunamente necessario appena hanno trasferito i bronzi a Napoli a metà gennaio, dopo che erano stati esposti per la prima volta al grande pubblico nella mostra tenutasi l’anno scorso presso le Scuderie del Quirinale a Roma.
Il professor Tabolli, che con Osanna curerà anche l’esposizione napoletana, ha fornito le maggiori e più puntuali notizie ai giornalisti sui pezzi esposti che, diversamente dalla mostra romana, potrà avvalersi di altri reperti finora mai esposti al pubblico, come la bellissima “Orante”, un bronzo femminile di commovente, religiosa pietas.
San Casciano e la scoperta dei bronzi
La scoperta di San Casciano dei Bagni ha una storia di rinvenimenti quasi romanzesca, che ci fa quasi catapultare nelle leggendarie epoche in cui l’archeologia era soprattutto una “caccia ai tesori”.
Tuttavia, se per il grande pubblico l’ormai celebre rinvenimento può offrire questa lettura all’ingrosso, in realtà la vicenda appare quasi esemplare di un virtuoso metodo di ricerca che coinvolge specialisti di settori diversi – impegnando non solo archeologi, ma anche architetti, geologi, archeobotanici, epigrafisti e numismatici – con istituzioni nazionali e soprattutto locali, come il comune di San Casciano, tra i protagonisti fondamentali di questa vera e propria “joint venture” culturale che culminerà con la realizzazione di un museo dove ospitare definitivamente i reperti del santuario (il MiC ha già acquistato un palazzo cinquecentesco), insieme alla creazione di un parco archeologico: un progetto, insomma, che permetterà anche un ripopolamento del borgo, grazie alla presenza di giovani studiosi ed archeologi che da tutte le parti del mondo già da un po’ di tempo hanno preso a risiedere – per alcuni periodi dell’anno- nei pressi del comune toscano.
Statue di bronzo come immagini di antica devozione
Eccole quindi, le meraviglie di bronzo di San Casciano dei Bagni, sull’improvvisato “tavolo operatorio” del Laboratorio di Restauro del MANN. Il museo fornisce un’indispensabile opera di supporto tecnologico sotto la direzione della dottoressa Maria Teresa Operetto. E adesso anche i bronzi di San Casciano al MANN. Immagini in scultura di antica devozione che sono emersi dal fango delle acque bollenti quasi come spettri. Forse a voler recitare una seconda vita nel contatto tra gli uomini e gli dei. Sono statue di divinità che recano anche iscrizioni che impetrano una grazia da parte dell’offerente, ex voto anatomici. Erano la richiesta di guarigione agli dei venerati in quel luogo di sanare. Attraverso le virtù terapeutiche delle acque termali, quelle parti del corpo ammalate così minuziosamente riprodotte.
Il “senso” di una scoperta straordinaria.
Un insieme di reperti che si data tra il II secolo a.C. ed il I d.C. Stupendamente conservatisi grazie all’acqua calda termale in cui erano sprofondate. Ciò a causa della mancanza di ossigeno per scarsità di zolfo ma ricchezza di argilla. Testimoniano, soprattutto, la presenza di un vero e proprio luogo di culto non solo interregionale ma anche multiculturale. Si ritrovano iscrizioni redatte da dedicanti etruschi e romani. In un preciso periodo di transizione, quello che comunemente va sotto la definizione di “romanizzazione”. Gradualmente la civiltà etrusca e quella romana si integravano anche in nome di comuni gestualità rituali.
La scoperta di oltre venti statue di bronzo è senz’altro straordinaria. Alcune raggiungono quasi un metro per un peso che oscilla tra i 30 e 40 chili. Insieme a un ricchissimo deposito monetale.
Per i bronzi un nuovo spazio espositivo al MANN
Saranno, però, soprattutto Apollo, Igea, Esculapio, Iside e Fortuna Primigenia – le divinità omaggiate nel santuario – ad accogliere i visitatori. A partire dalla metà del prossimo mese di febbraio al MANN, in un settore del museo completamente riqualificato. arà destinato unicamente alle esposizioni, liberando nei fatti da questa “incombenza” il meraviglioso Gran Salone della Meridiana.
Un progetto di offerta di nuovi spazi di fruizione che costituisce uno dei lasciti di Paolo Giulierini al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
In attesa della nomina del direttore di un SuperMANN. Ci si augura che possa continuare il percorso di trasformazione e valorizzazione museale intrapreso finora. Intanto non resta che godersi i bronzi di San Casciano al MANN.