Negli ultimi giorni ha suscitato grande attenzione il caso delle suore di clausura fuggite dal monastero di San Giacomo di Veglia, a Vittorio Veneto. Una vicenda complessa e controversa, tra accuse infondate, documenti riservati, interventi vaticani discussi e il commissariamento dell’abbadessa Aline Pereira Ghammachi. Quest’ultima era stata accusata di comportamenti inappropriati: strattonamenti a una consorella, limitazioni nell’accesso ai padri spirituali, riservare spazi del monastero alla propria famiglia e poca trasparenza nella gestione economica.
Tuttavia, una verifica condotta da madre Ester Stucchi ha smentito gran parte delle accuse: le consorelle erano informate sulla situazione finanziaria, ricevevano aggiornamenti dettagliati con grafici e spiegazioni, e la famiglia Pereira contribuiva regolarmente con donazioni e servizi gratuiti, come l’acquisto di farmaci e l’assistenza medica. Quanto alla suora ritenuta “fragile”, non sarebbe stata vittima di abusi, ma affetta da schizofrenia, con comportamenti aggressivi.
Nonostante ciò, due suore fuggite raccontano al quotidiano Il Gazzettino una versione molto diversa. In forma anonima, denunciano che, dopo l’espulsione di suor Aline e della priora suor Maria Paola Dal Zotto, «i membri della commissione hanno cambiato l’intestazione dei conti bancari e postali del monastero, appropriandosi di oltre 200.000 euro, inclusi i contanti presenti nella cella di suor Aline».
Le religiose spiegano la fuga come una reazione a un clima di oppressione psicologica: «Dopo una lettera firmata da quattro consorelle fragili, abbiamo subito otto visite della commissione, che ci ha tolto ogni serenità. Siamo state costrette a fuggire di notte, in silenzio, come prigioniere. Non avevamo nemmeno i soldi per la spesa».
Secondo le due suore, l’arrivo dell’abate Mauro-Giuseppe Lepori ha segnato la rottura definitiva della comunità: «Ha diviso e spezzato l’armonia che ci univa. Ha dato credito alle accuse di suore con seri problemi personali: una colpiva i cagnolini del convento, un’altra aveva comportamenti strani nei cimiteri, una diceva di ricevere messaggi da Gesù». Suore, dicono, fragili e invidiose, che «hanno scatenato l’inferno».
«Padre Lepori ha approfittato del caos – continuano – e ha ignorato completamente la nostra voce. Ci siamo sentite umiliate e trattate come incapaci».
Infine, le religiose prevedono la chiusura del monastero: «Le undici sorelle rimaste, insieme alla nuova badessa, sono anziane e non riusciranno a gestire tutto. Suor Martha ha già allontanato i ragazzi disabili che curavano l’orto, non tollerando presenze esterne. La fine della comunità è solo questione di tempo».