domenica, Luglio 13, 2025
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Il killer di Maria Denisa ha portato il figlio a scuola con il cadavere in auto

Un orrore che si infittisce. Nuovi inquietanti dettagli emergono dalle indagini sull’omicidio di Maria Denisa Adas, escort romena di 30 anni scomparsa nella notte tra il 15 e il 16 maggio 2025 da un residence di Prato. A confessare il delitto è Vasile Frumuzache, 32 anni, guardia giurata di origine romena, padre di famiglia e, secondo le autorità, responsabile anche della sparizione e dell’uccisione di un’altra donna: Ana Maria Andrei, escort residente a Montecatini, scomparsa il 1° agosto 2024.

Ma la sua versione non convince più del tutto. L’ordinanza di convalida del fermo, firmata dal giudice Francesca Del Vecchio, solleva dubbi sempre più pesanti: la logistica delle azioni di Vasile, la freddezza con cui ha agito e l’assenza di segnali di esitazione potrebbero indicare la presenza di un complice.

Un piano lucido, cronometrato al minuto

Le telecamere di sorveglianza, i dati GPS e le testimonianze ricostruiscono una sequenza temporale agghiacciante. Alle 2:38 del 16 maggio, Frumuzache lascia il residence con il corpo di Denisa nascosto in alcune valigie. I dati della scatola nera dell’auto rivelano un tragitto lineare: alle 3:29 è a Monsummano Terme, presso la sua abitazione, senza alcuna sosta intermedia.

Secondo gli inquirenti, sarebbe proprio lì, in casa, mentre la moglie e i figli dormivano, che Vasile avrebbe decapitato il cadavere, usando non un coltello da cucina – come inizialmente dichiarato – ma un’arma contundente e pesante, probabilmente una mannaia o un’accetta, come confermato dall’autopsia.

Il dettaglio più disturbante? Alle 8:16 del mattino, poche ore dopo il presunto smembramento, l’uomo accompagna con apparente normalità i figli all’asilo. Secondo gli investigatori, nel bagagliaio dell’auto c’era ancora il corpo della donna.

Il deposito del cadavere e la freddezza del killer

Alle 8:35 Frumuzache fa ritorno a casa. Alle 9:30 è già in marcia verso le colline delle Panteraie, a Montecatini. Vi sosta per appena 11 minuti, il tempo necessario per gettare le valigie tra i rovi e coprirle con delle sterpaglie. Poi si allontana senza fretta, andando in un centro commerciale a Massa e Cozzile. Nessuna traccia di panico, nessuna esitazione. Per la Procura, un comportamento che conferma un’agghiacciante lucidità.

I sospetti della Procura: un complice nell’ombra?

Oltre all’inquietante freddezza, a gettare nuova luce sul caso è la presenza sospetta di un uomo italiano, ripreso dalle telecamere del residence poco prima dell’aggressione. L’uomo, residente nella provincia di Pistoia, si è allontanato con atteggiamento agitato e contrariato. Gli inquirenti non escludono che possa avere un ruolo nel delitto, anche se ancora non è chiaro se fosse coinvolto direttamente o indirettamente. La Procura parla apertamente di un “sospetto comprensibile” sulla possibilità che Frumuzache non abbia agito da solo.

Telefoni, flussi informatici e prove carbonizzate

Nel corso delle perquisizioni, la Polizia ha sequestrato quattro telefoni cellulari, uno dei quali nascosto sotto il sedile dell’auto di Frumuzache, oltre a quattro lame bruciate, presumibilmente distrutte per cancellare le prove. Le analisi digitali hanno evidenziato strani flussi informatici tra i dispositivi di Frumuzache e quelli della vittima proprio durante la notte dell’omicidio, sollevando dubbi sulla natura del loro ultimo contatto: uno scambio forzato? Una manipolazione postuma?

Due femminicidi, un solo volto… o più?

La confessione di Frumuzache non si ferma a Denisa. L’uomo ha ammesso anche l’omicidio di Ana Maria Andrei, la 26enne escort scomparsa nel 2024, di cui però non è ancora stato ritrovato il corpo. Il modus operandi – l’adescamento, la sparizione, la scomparsa totale dei resti – potrebbe suggerire una serialità predatoria dietro una facciata irreprensibile da padre e lavoratore.

Tuttavia, la complessità delle operazioni logistiche e l’assenza di errori grossolani fanno pensare a un aiuto esterno, o a una rete sotterranea più ampia.

Un caso ancora aperto

La figura di Vasile Frumuzache si fa sempre più oscura: padre modello in apparenza, carnefice lucido nella realtà. Ma dietro la sua freddezza potrebbe celarsi un’organizzazione più ampia, o almeno un altro volto coinvolto. Le indagini proseguono, e con esse l’ipotesi che quello di Denisa Adas non sia stato un delitto isolato, ma un tassello in un disegno più grande e terribile.

Nel frattempo, le famiglie delle vittime chiedono giustizia, e l’Italia si interroga ancora una volta sulla sicurezza, lo sfruttamento e la vulnerabilità delle donne.

Redazione BNItalia
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