Un orrore che si infittisce. Nuovi inquietanti dettagli emergono dalle indagini sull’omicidio di Maria Denisa Adas, escort romena di 30 anni scomparsa nella notte tra il 15 e il 16 maggio 2025 da un residence di Prato. A confessare il delitto è Vasile Frumuzache, 32 anni, guardia giurata di origine romena, padre di famiglia e, secondo le autorità, responsabile anche della sparizione e dell’uccisione di un’altra donna: Ana Maria Andrei, escort residente a Montecatini, scomparsa il 1° agosto 2024.
Ma la sua versione non convince più del tutto. L’ordinanza di convalida del fermo, firmata dal giudice Francesca Del Vecchio, solleva dubbi sempre più pesanti: la logistica delle azioni di Vasile, la freddezza con cui ha agito e l’assenza di segnali di esitazione potrebbero indicare la presenza di un complice.
Un piano lucido, cronometrato al minuto
Le telecamere di sorveglianza, i dati GPS e le testimonianze ricostruiscono una sequenza temporale agghiacciante. Alle 2:38 del 16 maggio, Frumuzache lascia il residence con il corpo di Denisa nascosto in alcune valigie. I dati della scatola nera dell’auto rivelano un tragitto lineare: alle 3:29 è a Monsummano Terme, presso la sua abitazione, senza alcuna sosta intermedia.
Secondo gli inquirenti, sarebbe proprio lì, in casa, mentre la moglie e i figli dormivano, che Vasile avrebbe decapitato il cadavere, usando non un coltello da cucina – come inizialmente dichiarato – ma un’arma contundente e pesante, probabilmente una mannaia o un’accetta, come confermato dall’autopsia.
Il dettaglio più disturbante? Alle 8:16 del mattino, poche ore dopo il presunto smembramento, l’uomo accompagna con apparente normalità i figli all’asilo. Secondo gli investigatori, nel bagagliaio dell’auto c’era ancora il corpo della donna.
Il deposito del cadavere e la freddezza del killer
Alle 8:35 Frumuzache fa ritorno a casa. Alle 9:30 è già in marcia verso le colline delle Panteraie, a Montecatini. Vi sosta per appena 11 minuti, il tempo necessario per gettare le valigie tra i rovi e coprirle con delle sterpaglie. Poi si allontana senza fretta, andando in un centro commerciale a Massa e Cozzile. Nessuna traccia di panico, nessuna esitazione. Per la Procura, un comportamento che conferma un’agghiacciante lucidità.
I sospetti della Procura: un complice nell’ombra?
Oltre all’inquietante freddezza, a gettare nuova luce sul caso è la presenza sospetta di un uomo italiano, ripreso dalle telecamere del residence poco prima dell’aggressione. L’uomo, residente nella provincia di Pistoia, si è allontanato con atteggiamento agitato e contrariato. Gli inquirenti non escludono che possa avere un ruolo nel delitto, anche se ancora non è chiaro se fosse coinvolto direttamente o indirettamente. La Procura parla apertamente di un “sospetto comprensibile” sulla possibilità che Frumuzache non abbia agito da solo.
Telefoni, flussi informatici e prove carbonizzate
Nel corso delle perquisizioni, la Polizia ha sequestrato quattro telefoni cellulari, uno dei quali nascosto sotto il sedile dell’auto di Frumuzache, oltre a quattro lame bruciate, presumibilmente distrutte per cancellare le prove. Le analisi digitali hanno evidenziato strani flussi informatici tra i dispositivi di Frumuzache e quelli della vittima proprio durante la notte dell’omicidio, sollevando dubbi sulla natura del loro ultimo contatto: uno scambio forzato? Una manipolazione postuma?
Due femminicidi, un solo volto… o più?
La confessione di Frumuzache non si ferma a Denisa. L’uomo ha ammesso anche l’omicidio di Ana Maria Andrei, la 26enne escort scomparsa nel 2024, di cui però non è ancora stato ritrovato il corpo. Il modus operandi – l’adescamento, la sparizione, la scomparsa totale dei resti – potrebbe suggerire una serialità predatoria dietro una facciata irreprensibile da padre e lavoratore.
Tuttavia, la complessità delle operazioni logistiche e l’assenza di errori grossolani fanno pensare a un aiuto esterno, o a una rete sotterranea più ampia.
Un caso ancora aperto
La figura di Vasile Frumuzache si fa sempre più oscura: padre modello in apparenza, carnefice lucido nella realtà. Ma dietro la sua freddezza potrebbe celarsi un’organizzazione più ampia, o almeno un altro volto coinvolto. Le indagini proseguono, e con esse l’ipotesi che quello di Denisa Adas non sia stato un delitto isolato, ma un tassello in un disegno più grande e terribile.
Nel frattempo, le famiglie delle vittime chiedono giustizia, e l’Italia si interroga ancora una volta sulla sicurezza, lo sfruttamento e la vulnerabilità delle donne.