Iodice racconta la salvezza del Portici contro tutto e tutti. Un silenzio durato quasi un anno. Adesso però, è arrivato il momento di raccontare alla città di Portici tutta la verità, dopo un’impresa sul campo ottenuta davvero contro tutto e tutti.
Pino Iodice, amministratore del Portici, all’indomani della salvezza racconta gli eventi del passato, la situazione presente e anche le prospettive del calcio in città.
Pino Iodice, la salvezza non era affatto scontata. A chi la dedica?
“Abbiamo ottenuto l’obiettivo prefissato da Casa Reale Holding. In questo momento voglio ringraziare il principe Emanuele Filiberto di Savoia e Nazario Matachione, oltre a Tina e Alfonso Santillo e Marcello Pica per la fiducia che hanno avuto nell’affidarmi un compito difficilissimo. Siamo riusciti, con tanta responsabilità, a portare a termine questo campionato, conducendo la nave nel porto della salvezza. Abbiamo affrontato un campionato senza supporto alcuno da parte di tifosi, ultras e addirittura giocando contro una città che ci contestava e ci invitava ad andare via”.
Restare in D senza sostegno dei tifosi è stata, quindi, ancor di più un’impresa.
“Ovvio. Questa è una doppia vittoria per Casa Reale Holding, perché è come se avessimo giocato 34 trasferte di campionato senza mai una gara in casa. Mi sento ancora più soddisfatto dell’obiettivo raggiunto”.
Cosa è accaduto, perché siete stati isolati?
“Ora è il momento che la città conosca la verità. Se ho accettato il ruolo di amministratore unico, da cittadino porticese, è proprio perché conoscevo le reali intenzioni del progetto di Casa Reale Holding. C’è una cosa che devo dire pubblicamente: uno dei più grandi sostenitori che hanno avuto Portici e il Portici è stato Nazario Matachione. Per questo sono dispiaciuto che lui e il principe siano stati attaccati e aggrediti verbalmente. E’ arrivato il momento che la città conosca tutte le dinamiche di questa stagione calcistica”.
Strano, perché senza di voi il calcio a Portici sarebbe scomparso.
“Andiamo con ordine. Il presidente Ragosta a maggio mi contattò, in quanto sapeva che la Casa Reale Holding era interessata al titolo. Disse che aveva già una trattativa in corso con un altro presidente, che non dirò per motivi di riservatezza, perché non ero coinvolto personalmente. Noi siamo intervenuti acquisendo il Portici. Preferì noi perché si stava delineando una concreta ed eventuale possibilità che il titolo non venisse portato via da Portici perché Matachione era legato alla città. Per molti anni, in passato, è stato sponsor della squadra con le sue attività”.
Siete rimasti, quindi, per una questione affettiva da parte di Matachione?
“Le condizioni per rimanere a Portici non c’erano da un punto di vista economico. La squadra non aveva i sostenitori perché negli ultimi 8 anni di bilancio non c’erano entrate da spettatori e sponsor, con quello che il club racimolava non poteva neanche disputare un campionato di Promozione. Il calcio andava avanti esclusivamente con il piccolo contributo di Lorenzo Ragosta e con il contributo di Pasquale Noia. Sono venuti da noi perché il calcio sarebbe scomparso a Portici. Senza il nostro intervento non si potevano pagare gli ultimi 4 stipendi dei calciatori che non avrebbero firmato le liberatorie per l’iscrizione. Mancavano anche i soldi per iscriversi alla Serie D e le fidejussioni, per un totale di 200mila euro.
Senza questi soldi non si sarebbe potuta iscrivere la squadra al campionato. A quel punto, c’è stato un primo intervento della Casa Reale Holding e Noia disse che non voleva più investire e non gli interessava il futuro calcistico del Portici. Prima dell’atto notarile per l’acquisizione, però, ci siamo recati personalmente negli uffici di Noia dove c’erano anche la moglie e la figlia. Eravamo io, Ragosta e Matachione e nei due incontri è stato ben chiarito che il Portici avrebbe avuto una continuità qualora Noia avesse provveduto, come cittadino porticese, a sostenere la società per poter compensare le non entrate da parte della tifoseria e della città. In quella sede, Noia si impegnò ad intervenire personalmente. Casa Reale Holding, quindi, versò i soldi e la squadra non fallì.
A quel punto, prima della presentazione alla città, ci furono tutti i formalismi e le strette di mano, addirittura quella con il principe Filiberto in una cena dove eravamo presenti io, Matachione, Ragosta, Noia e la figlia in un noto ristorante sul mare dove poi presentammo anche il Portici. In quella serata Noia ribadì che avrebbe sostenuto il club appena allestita la squadra. D’altronde, ricordo a tutti che nella presentazione del progetto mostrato alla città, non c’erano solo i vertici di Casa Reale Holding ma anche Ragosta e la figlia del dottor Noia che doveva avere il ruolo di presidentessa secondo gli accordi”.
Scusi, ma Noia poi non ha fatto parte del Portici…
“Da quel momento, il signor Noia, appena Casa Reale Holding ha pagato i vecchi stipendi ed iscritto la squadra non abbiamo più visto Noia, che è totalmente scomparso. Il principe Emanuele Filiberto e Matachione davano per scontato che la presentazione era un impegno con la città, un metterci la faccia. Invece, a casacata sono scomparsi tutti, a partire dai tifosi. Anche se quelli, in realtà, non ci sono mai stati a guardare i bilanci della vecchia proprietà. Ma sono venuti a mancare anche gli ultras, non c’è stata mai una partita in cui c’è stato il sostegno”.
Non avete provato a ricompattare l’ambiente?
“Con i gruppi ci fu un incontro presso lo stadio tra i componenti di Casa Reale Holding e i gruppi organizzati che vennero a notificare alla società che per loro questo non era il Portici, ma era il Savoia avendo sul petto lo scudo crociato nel logo. Da quel momento fummo tutti consapevoli che non scendeva più in campo il Portici, ma la Casa Reale Holding. Non è finita qui. Ogni domenica ci sono state contestazioni e striscioni contro di noi, addirittura in una partita fu lanciato un razzo in campo con un ferro contundente che metteva a rischio l’incolumità dei giocatori. Fuori allo stadio affissi disegni e striscioni con l’invito ad andare via, senza parlare delle offese personali sui social.
La proprietà, e in particolar modo Matachione, non hanno mai chiesto di rimuovere i manifesti, anche grazie al mio impulso. Matachione disse di lasciare tutto com’era per ricordare alla città che qualora si fosse vinto in campo il titolo non era del Portici ma dello scudo crociato che portava in petto, rispettando comunque le decisioni e la volontà anche del territorio. Matachione non ha mai voluto lasciare Portici, ribadendo che ha sempre rispettato gli impegni”.
Avete anche giocato in uno stadio semi-agibile.
“E’ giusto anche che la città sappia che dal nostro arrivo sono cambiate le regole comunali. Fermo restando che probabilmente sarà una coincidenza e che è una cosa corretta da fare, va comunque evidenziata per dimostrare la fiducia che c’era nei nostri confronti. Negli anni della gestione Ragosta non era mai capitato che la società pagasse in anticipo l’utilizzo del campo, ma sempre con compensazioni di lavori effettuati e con un piano di rientro. Quando siamo arrivati noi, il Comune ha preteso subito il pagamento del pregresso e il pagamento anticipato per l’utilizzo del San Ciro che ogni 2 del mese abbiamo effettuato. Altrimenti non ci facevano accedere allo stadio.
Noi non siamo una scuola calcio che prende le rette dai genitori per poi pagare il campo, noi abbiamo rappresentato la città in un campionato nazionale. Le scuole calcio producono utili, noi ci rimettiamo solo. La perdita per il Portici è stata di circa 700mila euro per il campionato di serie D. Non lo dico per fare polemiche ma perché questo titolo ad aprile 2023 era del Portici, a maggio 2023 salvato da Casa Reale Holding e ad aprile 2024 conquistato la permanenza in Serie D sul campo dalla famiglia dei Savoia e CRH”.
Pino Iodice adesso ci parli del futuro del Portici…
“Innanzitutto quello che noto è che nonostante tutti gli attacchi e tutte le strumentalizzazioni c’è sensibilità da parte della Casa Reale Holding verso il Portici. Personalmente faccio una considerazione: con quello che hanno subìto avrebbero potuto fregarsene come ha fatto la città, invece hanno intenzione di mettere la città nelle condizioni di poter continuare il calcio a Portici. Loro hanno già deciso che non possono andare avanti, anche perché le norme federali lo vietano. Quindi, come CRH porteranno avanti solo il progetto il Savoia.
La società ha individuato come soggetto interlocutore il presidente Ragosta per un altro titolo che sta sul mercato ed ha scelto lui che è sempre stato, nel suo modo di essere, corretto e leale e che senza la Casa Reale avrebbe dovuto portare i libri in Tribunale e far scomparire il Portici. Lo dico da porticese: questo titolo oggi ha un solo nome, una sola proprietà, sia economicamente che in campo e si chiama Casa Reale Holding. Il dottor Matachione nell’ultimo incontro ha detto che se gli ultras fossero venuti a sostenere la squadra non avrebbe mai lasciato Portici. Ma questa squadra non ha mai avuto il sostegno per solo un giorno, anzi al contrario. Per questo ci siamo salvati contro tutto e tutti”.