La tradizione dei Marasco continua di padre in figlio. Da papà Antonio a Salvatore. Due centrocampisti, due stili differenti, ma anche la stessa posizione in campo. La dinastia dei Marasco nel mondo del calcio continua con Sasà, 20 anni, centrocampista del Pompei capolista in Eccellenza. La mezzala rossoblù ha talento, si vede quando tocca palla, quando gioca a testa alta, quando “pulisce” l’azione nello stretto. Eppure, non si capisce perché un ragazzo così ad Angri non l’abbiano valorizzato.
Al Pompei ha davanti mostri sacri della categoria, eppure se la gioca. E anche se non fosse under, per le sue caratteristiche, se la giocherebbe lo stesso. Classe 2004, Sasà Marasco deve solo rafforzarsi fisicamente, ma è un calciatore che sa stare in campo in una posizione delicatissima, quella di mezzala. Legge lo sviluppo dell’azione e ha i tempi di intervento che in mezzo al campo sono fondamentali. In occasione di Pompei – Savoia mentre i centrocampisti della squadra oplontina erano sempre in ritardo e costretti a fare fallo, il giovane Sasà Marasco dall’altro lato aveva la capacità sia di mettersi sulla linea di passaggio che alzarsi in pressing al momento giusto.
Il figlio d’arte di Torre Annunziata ha avuto inevitabilmente un grande maestro. Antonio Marasco, oggi allenatore, ha vinto un campionato di Serie B con l’Hellas Verona, 3 di Serie D e anche uno scudetto Dilettanti. All’età di Sasà, a 20 anni, vestiva la maglia del Savoia. Fu poi acquistato dall’Avellino. Insomma, di padre in figlio c’è una tradizione che continua, con il giovane Salvatore che ha forse bisogno solo un palcoscenico mediaticamente più importante per mettere in mostra le sue qualità. Insomma, la tradizione dei Marasco continua di padre in figlio e di Sasà sentiremo parlare. E il nome dei Marasco nel calcio non sarà più associato a un’icona oplontina.
