domenica, Luglio 13, 2025
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Ridotta la pena per Cannio: 12 anni per l’omicidio del piccolo Samuele

La Corte d’Assise d’Appello di Napoli, presieduta da Vittorio Melito, ha ridotto a dodici anni di reclusione la pena per Mariano Cannio, il domestico che il 27 settembre 2021 lanciò dal balcone il piccolo Samuele Gargiulo, di appena quattro anni, in via Foria a Napoli. In primo grado, Cannio era stato condannato a diciotto anni.

La decisione dei giudici d’Appello ha riconosciuto le attenuanti generiche ed escluso l’aggravante della minorata difesa, portando a uno sconto sulla condanna iniziale. Il 41enne resta comunque detenuto. L’avvocata Mariassunta Zotti ha rappresentato Cannio, mentre la famiglia del bambino è stata assistita dal penalista Domenico De Rosa.


La Tragedia e le Indagini

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Cannio lavorava da tempo come collaboratore domestico presso l’abitazione della famiglia Gargiulo. Quel tragico giorno, approfittando di un momento di assenza della madre del bambino – all’ottavo mese di gravidanza e chiusa in bagno – prese in braccio Samuele, lo portò al balcone e lo lasciò cadere nel vuoto.

“L’ho preso in braccio, sono uscito fuori dalla finestra vicino alla cucina, mi sono sporto e l’ho lasciato cadere,” aveva ammesso lo stesso Cannio durante l’interrogatorio, poche ore dopo l’accaduto.


Il Contesto Psichiatrico e le Perizie

Nel corso delle indagini è emerso che l’uomo era seguito da tempo dai servizi psichiatrici dell’ASL Napoli 1 per disturbi della personalità, con diagnosi che includevano episodi di dissociazione e un quadro di bipolarismo con tratti schizofrenici. Nonostante ciò, le perizie psichiatriche hanno stabilito che Cannio fosse pienamente capace di intendere e di volere al momento del fatto.

I genitori di Samuele non avevano mai notato alcun comportamento allarmante nel domestico, del quale si fidavano e che lavorava regolarmente in casa. Dopo il gesto, Cannio aveva tentato di fornire una spiegazione alternativa, sostenendo di aver avuto un improvviso capogiro mentre teneva il bambino in braccio. Una versione che non ha mai convinto gli investigatori, i quali fin dai primi accertamenti avevano ipotizzato un gesto volontario, escludendo ogni ipotesi accidentale.

Il dramma si è consumato in pochi istanti, lasciando attonita l’intera comunità. Con questa sentenza d’appello, si chiude un nuovo capitolo giudiziario di una vicenda che ha sconvolto Napoli e l’Italia intera.

Redazione BNItalia
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