Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano al museo di Stabia. E Il museo di Stabia amplia l’offerta turistica. “Siamo in un territorio molto importante, denso di storia e di identità. E oggi aggiungiamo un altro tassello al nostro progetto che è fatto di tante realizzazioni e cose concrete. A dispetto di chi invece fa solo parole”. A dirlo è il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano all’inaugurazione del nuovo allestimento del Museo Archeologico di Stabia ‘Libero D’Orsi’ a Castellammare di Stabia.
Il museo riapre, a partire dal 6 marzo, con un percorso ampliato, depositi visitabili e scuola di formazione e digitalizzazione. “E’ un qualcosa che vale per la cultura e per il territorio”, anche perché, ha spiegato il ministro Sangiuliano al museo di Stabia. “Sono convinto che la cultura debba essere uniformemente diffusa in tutti i territori. Perché con la cultura si integra la qualità della vita dei cittadini. E poi questo è un territorio che ha grandi ambizioni anche turistiche. Quindi, con questo museo noi ampliamo la nostra offerta nei confronti del mondo del turismo”.
Il museo di Stabiae e i suoi nuovi allestimenti
Dal 24 settembre 2020, gli storici ambienti della Reggia di Quisisana ospitano il Museo Archeologico di Castellammare di Stabia. Un nuovo spazio museale dedicato all’esposizione di numerosi e prestigiosi reperti del territorio stabiano.
L’operazione, curata e promossa dal Parco Archeologico di Pompei con l’organizzazione di Electa, restituisce al patrimonio italiano il più antico sito reale borbonico. Edificio simbolo che vanta una storia di oltre sette secoli. Insieme a preziose testimonianze della vita quotidiana, in particolare quella che si svolgeva nelle ville romane d’otium (lussuose residenze fina- lizzate al riposo, del corpo e dello spirito, dalle attività e dagli affari) e nelle ville rustiche (simi- li nella concezione alle moderne fattorie), site in posizione panoramica con “vista” sul Golfo di Napoli.
Il Museo sarà intitolato a Libero D’Orsi (1888-1977) preside che, negli anni ’50, intraprese la riscoperta delle Ville Stabiane, già parzialmente indagate in età borbonica.
Numerosi i reperti in mostra, alcuni mai esposti prima in Italia, tra affreschi, pavimenti in opus sectile, stucchi, sculture, terrecotte, vasellame da mensa, oggetti in bronzo e in ferro, in parte già ospitati nell’Antiquarium stabiano. Allestito nel centro cittadino da Libero d’Orsi e chiuso al pubblico dal 1997.
Il percorso espositivo del museo, il cui progetto scientifico è curato dal Parco Archeologico di Pompei, si propone di offrire un quadro complessivo di Stabiae e dell’Ager Stabianus. Dall’età arcaica sino all’eruzione del 79 d.C.
Le prime sale sono dedicate alla storia della Reggia di Quisisana e alle ricerche archeologiche. Con particolare attenzione agli scavi borbonici e a quelli di Libero D’Orsi.
Si prosegue con Stabiae preromana, illustrata da materiali votivi dal santuario in località Privati (metà IV-fine II sec. a.C.). Riferibili al culto di una divinità femminile, e da corredi funerari dalla necropoli arcaica di Via Madonna delle Grazie. Dalla seconda metà del VII sec. a. C. alla fine del III sec. a.C.
Il periodo romano, fino al 79 d.C., è invece ricostruito attraverso un criterio espositivo crono- logico e topografico, con alcuni approfondimenti tematici.
Nell’area dell’odierna Castellammare di Stabia (Stabiae) sorgevano, in epoca romana, numerose ville d’otium in posizione panoramica. Concepite prevalentemente a fini residenziali, con vasti quartieri abitativi, strutture termali, portici e ninfei splendidamente decorati.
Il percorso di questa fase storica prende avvio dalle celebri ville costruite sul pianoro di Varano, di cui si presentano gli straordinari apparati decorativi (in particolare affreschi e sculture). Da Villa San Marco alla Villa del Pastore, dal Secondo Complesso fino a Villa Arianna.
La scelta di iniziare da Villa San Marco, che con una superficie di 11.000 mq. era una delle più grandi ville residenziali di Stabiae. E’ motivata anche dalla sua contiguità con l’antico centro urbano e si presta infatti ad illustrare il passo di Plinio sulla distruzione di Stabiae da parte di Silla nell’89 a.C.
Dopo la parte dedicata al pianoro di Varano, si presentano la villa del Petraro (comune di Santa Maria la Carità). Importante complesso che ha restituito decorazioni in stucco provenienti da lussuosi ambienti termali. E quella di Carmiano (comune di Gragnano), cuore dell’allestimento permanente.
La villa di Carmiano è una delle circa 50 ville rustiche dell’ager Stabianus. Un territorio con numerose piccole proprietà (ville rustiche con estensione tra i 400 e gli 800 mq ) adatte alla coltivazione della vite e dell’olivo.
Lo straordinario carro in bronzo di Villa Arianna, esposto per la prima volta con i suoi finimenti, è lo spunto per approfondire le conoscenze sui lavori agricoli e sulle produzioni tipiche del territorio stabiano: il ricco campionario di attrezzi restituito dalle ville – insieme ad anfore e larari da ambienti rustici – chiude il percorso di mostra con il tema delle attività produttive che rendevano prospere le ville dell’area stabiana, e vesuviana in generale.
Con l’apertura del Museo Archeologico di Castellamare di Stabia viene restituito ai cittadini e ai turisti un nuovo spazio museale, di valore fondamentale per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio archeologico campano: un museo che integrerà l’offerta culturale e il circuito archeologico dell’antica Stabiae, in rete con i siti visitabili di Villa San Marco e Villa Arianna.
È stato, inoltre, previsto un ampliamento del percorso espositivo, all’interno del quale sarà possi- bile visitare, dopo molti decenni, la decorazione della rampa che collega il peristilio inferiore con quello superiore di Villa S.Marco, e che sarà ricostruita per consentire la fruizione al pubblico.
Gli affreschi necessitano di un intervento di restauro e di ricomposizione, il cui progetto è stato caricato sulla piattaforma Art Bonus, in attesa di essere sostenuto da elargizioni da parte di soggetti privati che potranno beneficiare degli sgravi fiscali previsti dalla normativa e godere del me- rito di aver contribuito alla musealizzazione di questi noti reperti.