A cura dell’avv. Guglielmo Scarlato
La Corte Costituzionale ha ritenuto incostituzionale qualunque artificio tendente ad aggirare l’inderogabile limite dei due mandati consecutivi imposto ai presidenti di Regione eletti direttamente dal popolo. S’è aperta una discussione sull’ineccepibilità tecnica di questa decisione. A me preme osservare come la Corte Costituzionale si mostri sempre attenta ad evitare cristallizzazioni del potere che vulnerino l’effettiva contendibilità delle cariche all’interno del gioco democratico. Questo deve essere un monito per tutte le forze politiche: verrà un momento in cui una delle prerogative di cui le oligarchie di ogni partito si mostrano più gelose e cioè le “liste bloccate” per Camera e Senato troverà un controllo di costituzionalità. In quel momento sarà reso palese l’esproprio di sovranità popolare che in questi decenni è stato impunemente praticato e sarà definitivamente chiarito come sia stato imposto ai cittadini un Parlamento di nominati (ma dovrei dire di cortigiani) non per insipienza nella produzione legislativa, ma per una precisa e trasversale volontà di rendere Camera e Senato organismi saldamente nelle mani dei vertici di partito di maggioranza e di opposizione. Al popolo è stato riservato solo il diritto di votare le liste e le loro propaggini nei collegi uninominali, ma la composizione del Parlamento è stata un distillato di umanità vassalla e docile preparato dai capipartito nei propri laboratori neppure tanto segreti.